
La prima azione di FIC x BGBS2023, il progetto alla (ri)scoperta dei tesori nascosti nelle due città e nei territori circostanti attraverso il cinema e i suoi protagonisti
Città e campagna, industrializzazione e agricoltura, urbanizzazione e natura. E i tempi, le aspirazioni, i rapporti, profondamente differenti nei due contesti. Su queste coppie di antinomie si muove la Lombardia, non solo nell’accentramento urbano e industriale che si è sviluppato intorno a Milano, ma anche negli altri contesti, come l’area che comprende Bergamo e Brescia, fino al lago di Garda e con le valli e le montagne circostanti. Un mondo fatto di mutazioni e contrasti che, nonostante il suo enorme interesse dal punto di vista economico, sociale e culturale ai fini di una narrazione dei mutamenti antropologici del nostro Paese, non è stato descritto a dovere dal cinema, specchio visibile di una società che cambia. Nonostante la Lombardia sia la regione trainante l’Italia, il cinema l’ha raccontata poco, limitandosi per lo più a Milano, intesa come polo attrattivo dell’emigrazione e, con il passar degli anni, centro propulsivo dell’autunno caldo, della moda, dell’alienazione. Naturalmente ci sono state le eccezioni, autori che hanno messo al centro del loro sguardo e della loro poetica proprio soggetti ed elementi chiave del patrimonio umano e geografico lombardo. Su tutti, un vero e proprio maestro del cinema: Ermanno Olmi, originario di Bergamo, cresciuto a Treviglio, esordiente nel cortometraggio industriale all’inizio degli anni ‘50 e nel lungometraggio alla fine del decennio; fin dal suo secondo film, Il posto (1961), Olmi è uno dei giovani autori più apprezzati delle nouvelles vagues mondiali. Non solo il narratore dell’epopea contadina della famiglia di Palosco, nella campagna bergamasca, di L’albero degli zoccoli (Palma d’oro a Cannes nel 1978), parlato in dialetto bergamasco, o dell’avventura umana e spirituale di Papa Giovanni XXIII, in E venne un uomo (1965), ma anche un acuto osservatore delle conseguenze psicologiche del passaggio dalla provincia alla città e, soprattutto nei cortometraggi industriali, un vero e proprio “cantore”, a volte critico a volte ammirato, del progresso industriale. Una retrospettiva dedicata a Ermanno Olmi non è solo l’omaggio a uno dei più importanti cineasti italiani, ma è soprattutto il compendio ideale dell’equilibrio (o squilibrio) tra l’anima urbana e industrializzata e quella contadina (o provinciale) e spesso destabilizzata che caratterizza lo sviluppo economico dell’area geografica Bergamo-Brescia (con inevitabili richiami a Milano).
Prospettiva Olmi è una retrospettiva omaggio dedicata al grande Maestro, con tre focus speciali e proiezioni in itinere tra location olmiane e non, panel con ospiti e critici cinematografici.