
Due nuove proposte per i circoli FIC!
Dalle parti di Astrid (Italia, 2016, 72’) e Tundra (Italia, 2018, 90’) di Federico Mattioni
Per info noleggio (supporti, costi) e possibilità di presentazione con il regista: artistalibero@gmail.com
Dalle parti di Astrid

Sinossi
Una diciottenne decide di abbandonare
la casa dei suoi genitori e attraversa una Roma perlopiù
irriconoscibile. Si prefigge di raggiungere un luogo, giardino
incantato che è un ritornare intimo all’infanzia, ma anche una
dimensione altra che sembra prendere vita soltanto nella sua
immaginazione. Un’immaginazione da predestinata a qualcosa di
straordinario. Ma il mistero che si cela dalle parti di Astrid è
nelle mani di una donna giapponese che entra in contatto con lei
sotto l’egida di un uomo misterioso. Provengono entrambi da molto
lontano.
Con: Nika Perrone, Jun Ichikawa, Sean
James Sutton, Cinzia Mirabella, Daniel de Rossi, Alberto Mosca, Ezio
Prosperi, Michela Grimaldi, Damiano Rossi, Cristina Cetoloni, Cinzia
Susino, Marco Bomba
Premi e festival
12 Months Film Fest 2017 (2nd Best Feature Film)
TMFF Glasgow 2016 (Nomination Best Feature Film)
Los Angeles Film Fest 2016 (Official Selection)
Ad Arte Calcata 2016 (Selezione Ufficiale)
Festival di Taurasi 2018 (Concorso)
Mostra del Cinema di Taranto 2018 (Concorso – Miglior Attrice Protagonista)
Note di regia
1. Astrid è tutti noi: la speranza espressa da una giovane ragazza, una donna in fieri che fugge da una prigione borghese cercando d’inseguire un sogno, ma che come tutti i sogni comporta dei rischi che costringono ad affrontare di petto delle paure inconsce, per mezzo delle quali si può comprendere meglio se stessi, ripercorrendo il passato con la mente proiettata al futuro.
2. I temi che attraversano il film sono la ricerca del luogo ideale, lo smarrimento umano dal di dentro di tentacolari realtà metropolitane, la frattura generazionale, nonché il mistero stesso dell’esistenza. L’obiettivo che mi sono posto è stato quello di portare le immagini ad un alto grado di significanza simbolica.
3. Ho immaginato che sulla Terra possano esistere delle persone predestinate a qualcosa di unico (in verità il dominio della pace dei sensi), ma per far sì che queste persone possano compiere il loro percorso giungendo dove una mutazione è realmente possibile, c’è bisogno dell’aiuto di una guida utile al viaggio. La guida potrebbe venire da molto lontano, da qualche altro pianeta o da una dimensione parallela. La vita è un grande mistero e io sono molto affascinato dal mistero, la sola idea di poterlo esplorare mi elettrizza, specie attraverso delle opere cinematografiche.
4. Il viaggio di Astrid sarà costellato e rallentato, oltre che sospeso, da tanti ricordi, più e meno spiacevoli che si riallacciano al suo desiderio di abbandono. Sarà il viaggio di un’eroina in fieri, anche se il suo modo di approcciare alla vita non ha apparentemente nulla di eroico. Probabilmente voleva soltanto amare ed essere amata, genuinamente, indiscriminatamente. Per donare verità a tutto questo è necessario mettersi “on the road” sull’impronta di uno stile di base documentaristico, su nevralgici squarci di evocativa visionarietà dai tratti onirici a cavallo fra tempo presente, flashback e flashforward.
5. Il cammino per giungere dalle parti di Astrid, percorso sia della stessa Astrid che del pubblico inseguitore (inseguito?), diviene una fuga dai vincoli degli schematismi tipici della materialità borghese, ma è anche motivo di evasione (il leitmotiv del film è l’acqua come fonte di nuova vita che scorre incessantemente), di fuga da un mondo, e in specie da una città come Roma, nella quale non sembra esserci più la possibilità di prendersi del tempo per se stessi. La fattibile ricerca di un universo di pace e armonia diventa anche una fuga di stampo ecologico. Per far sì che tutto questo funzioni e catturi le attenzioni del pubblico, è fondamentale prendere per mano la protagonista e lasciarsi letteralmente rapire dalla sua realtà, farsi baciare da quell’atmosfera puramente sensoriale secondo un approccio alla regia, al montaggio (spiazzante secondo un meccanismo a incastri narrativi) e al sound design, neurotonico (nel complesso audiovisivo), mentre le musiche sembrano prendere forma incastonandosi nella pittoricità delle immagini, secondo un prospetto essenzialmente ipnotico.
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Tundra
«Io ho una conoscenza approfondita del cinema italiano e negli anni ho constatato che i film italiani veramente modesti sono quelli che escono nelle sale commerciali, mentre c’è un circuito a parte veramente di qualità, di film riusciti o veramente, ma veramente originali tipo il tuo, tipo Tundra che a mio avviso è anche un film innovativo, ben fatto e riuscito nella sua complessità». Adriano Aprà
«Ridà vita a una tundra urbana sempre più danneggiata dalla moderna “civiltà”, ma anche rianimata da alcune presenze vitali. Un film molto significativo». Franco Piavoli
Tundra è stato presentato da Adriano Aprà al Museo Macro di Roma il 5 maggio 2019.
Sinossi
Una bambina e una giovane ragazza,
docilmente spaesata, vagano in una Roma desolante e senza più cinema
aperti, apprestandosi a compiere una missione: il recupero di un raro
vestigio, una pellicola contenente un’inestimabile testimonianza
poetica sulla magia del Cinema. Le insegue un bizzarro detective
filippino, intralciato da una maliarda femme fatale e da una lolita
da strapazzo, che tenta, goffamente, di anticipare le due nel
ritrovamento dell’ambita pellicola.
Con: Giorgia Palmucci, Valentina
Bivona, Anna Piccolo, Fernando Di Virgilio, Eleonora Timpani, Maria
Laura Moraci, Marco Bomba, Federico Mattioni, Gabriele Scopel, Serena
Bilanceri
Note di regia
Trattasi essenzialmente di un dramedy che si addentra nei meandri di una Roma ai margini, quella periferica dei cinema abbandonati, dei luoghi da ricostruire e rinnovare, della gente in crisi alla ricerca di una dimensione di pace e armonia. Implicitamente il film è un omaggio in punta di piedi ai generi canonici della storia del cinema e attraverso alcuni personaggi, quali quello del detective e della femme fatale, tocca anche le corde della commedia surreale, operando un contrasto con l’assunto fondamentalmente drammatico della storia.
Stilisticamente si può ascrivere agli esperimenti delle avanguardie francesi degli anni ’20 con richiami al genere noir degli anni ‘40, all’underground americano dei ’50-’60 e alle Nouvelle Vague di quel periodo.
Lo scopo del progetto è quello di elevare la Poesia e il Cinema a qualcosa d’indispensabile, innestando nel pubblico nuovi incentivi alla creatività martirizzata dalla logica del massimo profitto e confusa dalla realtà dalle nuove invadenti opportunità tecnologiche, per arrivare a riflettere sul loro effettivo status, nel tentativo di ri-raccontare, per mezzo della fantasia, quei luoghi di aggregazione culturale ora in stato di abbandono o in balia di negoziatori finanziari senza scrupoli.
Perché un mockumentary? Eventi fittizi sono presentati come se fossero reali attraverso un linguaggio di base documentaristico, ma oltre la finzione c’è una realtà che ci rivela una preoccupante constatazione: negli anni ‘00 oltre 40 cinema sono stati dismessi solo a Roma, per fare posto a multiplex, istituti del credito bancario, sale bingo, alberghi.
Perché Tundra? La tundra suggerisce ibernazione degli ideali per mezzo della desertificazione delle risorse creative, dell’abbandono nella bieca ottusità da slot-machine di certi uomini di potere, e può quindi suggerire un blocco, un gelo sentimentale, una tensione spasmodica dagli orizzonti velati, oltre i quali si cela la speranza di una ricostruzione.
Nuovo Cinema Africa 8 Porte, vecchia denominazione della prima tappa del percorso delle profetesse della futura cultura raccolta, della quale sarà protagonista colei che ricostruisce i fatti, la ragazza vettore, come 8 sono i cinema dismessi e abbandonati (Africa, Astra, Embassy, Galaxy, Gioiello, Impero, Metropolitan, Puccini) davanti i quali sostare per prendere atto dello stato dell’umanità, nel tentativo di salvarla dallo scempio della disumanità.
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