Donizetti e la Bergamo del Bel Canto
Ultima rassegna del progetto Cinema al cuore. Passato e presente di due città in cinema promosso da FIC per l’anno della Capitale della Cultura.
Dal 20 novembre all’11 dicembre 2023
Sala Musica Tremaglia (Teatro Donizetti) e Auditorium di Piazza della Libertà, Bergamo
Un omaggio in 6 film dedicato al grande compositore bergamasco Gaetano Donizetti e a un’altra importante personalità del mondo musicale ottocentesco nativo delle nostre terre, il librettista Antonio Ghislanzoni, pensato per accompagnare la mostra di Fondazione Accademia Carrara “Tutta in voi la luce mia. Pittura di Storia e Melodramma” (29 settembre 2023 – 25 febbraio 2024) e la prossima edizione del Festival Donizetti Opera (16 novembre – 4 dicembre 2023) organizzato dalla Fondazione Teatro Donizetti.

La vita e le opere di Gaetano Donizetti (Bergamo, 1797-1848), genio indiscusso del Melodramma italiano, hanno ispirato spesso il mondo del cinema, così come le opere sui libretti di un altro celebre artista legato al nostro territorio, Antonio Ghislanzoni (Lecco, 1824 – Caprino Bergamasco, 1893), che fu autore – tra gli altri – di testi per Giuseppe Verdi.
Diverse sono state le trasposizioni cinematografiche di opere donizettiane – come Lucia di Lammermoor (1946) di Piero Ballerini e, nel 1971, la versione di Mario Lanfranchi con il soprano italoamericano Anna Moffo e L’elisir d’amore (1947) di Mario Costa – accanto ad almeno tre biografie filmiche: Il cavaliere del sogno (1948) di Camillo Mastrocinque, con Amedeo Nazzari nella parte del compositore; Casa Ricordi (1954) di Carmine Gallone, con Marcello Mastroianni; il televisivo La famiglia Ricordi (1995) di Mauro Bolognini, con Alessandro Gassmann.
Versatile e intensa, di grande ispirazione drammatica, la musica di Donizetti è stata usata spesso come commento musicale per arricchire di pathos, o di ironia, per scene di film di diverso genere, dal drammatico (Bellissima; Match Point) alla commedia (Divorzio all’italiana), dal thriller (Cape Fear), alla fantascienza (Il quinto elemento). Una musica, quella di Donizetti, la cui presenza è sempre vivissima in mezzo a noi, un tesoro di inestimabile valore che viene sempre più riscoperto e amato a Bergamo.
Antonio Ghislanzoni fu uno stimato scrittore, poeta e librettista anche per Giuseppe Verdi, per il quale scrisse i versi di Aida (1871) e collaborò alla revisione di La forza del destino (1862) e Don Carlo (1867). Non poche le trasposizioni al cinema di opere scritte sui suoi versi, come La forza del destino (1950) di Carmine Gallone (con il tenore Tito Gobbi) e Aida (1953) di Clemente Fracassi (con Sophia Loren “doppiata” nel canto dal soprano Renata Tebaldi).
I film proposti
Lucia di Lammermoor di Mario Lanfranchi; L’elisir d’amore di Amleto Palermi; Il cavaliere del sogno di Camillo Mastrocinque; Aida di Clemente Fracassi; Casa Ricordi di Carmine Gallone; La favorita di Cesare Barlacchi.
Il programma
Sala Musica Tremaglia (Teatro Donizetti)
ore 21

Lucia di Lammermoor di Mario Lanfranchi
Italia, 1971, 103’, col.
Nella Scozia del XVIII secolo infuriano le lotte fra i vari clan. Enrico, signore di Lammermoor, è alla ricerca di un’alleanza solida e per questo concede la mano di sua sorella Lucia al capo di un clan più potente. Ma Lucia è già segretamente fidanzata con Edgardo di Ravenwood, che si presenta alle nozze ufficiali a reclamarla. L’atto di matrimonio, però, è già stato firmato da Lucia, costretta a ciò dal fratello. Edgardo la maledice e si allontana, Lucia impazzisce e muore di crepacuore. Quando Edgardo ritorna e viene a sapere della sua triste sorte, dovrà misurarsi con un enorme senso di colpa.
«La Lucia di Lammermoor è un grande tentativo di vincere l’odio con l’amore a forza di impeti lirici, di istanze melodiose. Era l’ideale, il sogno del romanticismo, anche in Italia. La voce di Lucia getta sulle bassure di questo mondo fonti di luce. Ci si sente sollevare dal suolo, trasportati da quell’intensa bontà che è l’amore. L’arte di Donizetti esprime qui, con ansia di purificazione, la gloria di trasfigurarsi: “Verranno a te su l’aure”. Poi le leggiadre illusioni di Lucia svaniscono e ha inizio la discesa nell’abisso del dolore e della follia». Così, nel febbraio del 1959, il «Radio Corriere TV» recensiva la versione televisiva di Lucia di Lammermoor, diretta da Mario Lanfranchi, con il soprano italoamericano Anna Moffo nei panni della sventurata eroina scott-donizettiana. Dodici anni dopo, Lanfranchi e Moffo avrebbero ripreso questa stessa opera per una versione cinematografica. Lucia fu uno dei cavalli di battaglia di Anna Moffo, che anche qui dà il suo meglio. La regia di Lanfranchi, sperimentatore cine-teatro-televisivo di respiro rinascimentale, riesce a rendere se non del tutto credibili, comunque estremamente suggestivi l’interno e i dintorni del Castello Odescalchi a Bracciano, che “interpretano” a loro modo la Scozia.
Auditorium di Piazza della Libertà
ore 21

Casa Ricordi di Carmine Gallone
Italia/Francia, 1954, 110’, col.
Nella Milano del periodo napoleonico, il giovane stampatore Giovanni Ricordi, dopo aver comprato un nuovo torchio, ottiene di poter recuperare gli spartiti che stanno marcendo nei magazzini del Teatro alla Scala. Ristampandoli, Ricordi avvia così l’attività di quella che diventerà la più importante casa editrice musicale italiana, la cui tradizione sarà poi ereditata e portata avanti da figlio e nipote. La storia di Casa Ricordi, che nel corso dell’800 e del 900 pubblicherà gli spartiti delle opere di Rossini, Donizetti, Verdi, Puccini e altri ancora, va di pari passo con quella della migliore stagione della musica lirica italiana.
È un film colorato, ricco, divertente, forse un po’ banale nelle scelte musicali (ma è pur vero che siamo nel 1954, possiamo concederlo). La sceneggiatura è di Age, Scarpelli, Luigi Filippo D’Amico, Nino Novarese, Benvenuti e dello stesso Gallone. Tra i collaboratori, nomi che diventeranno importanti: Giuseppe Rotunno come operatore, Gianni Loy (cioè Nanni Loy) e Vanni Ferrara (Giovanni Ferrara) come aiuto registi. […] Il secondo musicista [dopo Rossini] è Donizetti (Marcello Mastroianni), che Gallone ci mostra serissimo e intento a puntualizzare che il suo cognome si scrive «con una zeta sola». La scena verte sull’Elisir d’amore, che il furbo Giovanni Ricordi riesce a far mettere in scena nonostante lo scarso appeal del giovane compositore, che ha conosciuto perché si è preso un pugno in un occhio in loggione difendendo il Barbiere di Rossini. Ricordi fa credere che l’opera sia poca cosa e spera che così la capricciosa cantante Virginia Marchi (Micheline Presle) rompa il contratto, togliendosi dai piedi; invece il serissimo, elegante e quasi militaresco Donizetti-Mastroianni prima doma la cantante con la sua musica (scena iniziale di Adina, poi con Dulcamara in teatro) e poi la fa innamorare.
Sala Musica Tremaglia (Teatro Donizetti)
ore 21

L’elisir d’amore di Amleto Palermi
Italia, 1941, 87’, bn
L’anziano ciarlatano dottor Dulcamara, venditore di elisir miracolosi, vent’anni dopo torna sui luoghi che videro le avventure amorose di Adina e Nemorino, e li ritrova accasati, invecchiati e con i figli ormai grandi. La visita è l’occasione per ricordare quanto avvenne allora: il giovane Nemorino, che amava non ricambiato Adina, per conquistarla comprò da Dulcamara un elisir d’amore. Adina, inizialmente, accettò la corte di un bel sergente, ma dopo varie vicissitudini finì col fidanzarsi e sposarsi con Nemorino. Adesso, i loro figli sono impegnati in vicende d’amore non troppo dissimili: Dulcamara saprà aiutarli come già aveva aiutato i loro genitori.
Questa versione cinematografica dell’Elisir d’amore donizettiano, al giorno d’oggi, la si potrebbe definire un sequel: è in effetti una specie di rimpatriata, vent’anni dopo, fra il dottor Dulcamara, Adina e Nemorino, nel corso della quale il dottore e ciarlatano ha l’occasione di vedere come sono maturati i protagonisti, come va il loro matrimonio e come i loro figli, ormai cresciuti, stiano vivendo disavventure amorose paragonabili a quelle dei loro genitori. Girato da Amleto Palermi nel 1941, in contemporanea a L’allegro fantasma con Totò, questo Elisir cinematografico è una giocosa commedia in prosa che sa però render bene omaggio all’originale donizettiano, alternando le parti recitate a flashback in musica in cui le arie più famose dell’opera sono eseguite dal soprano Margherita Carosio (nel ruolo di Adina), dal tenore Ferruccio Tagliavini (Nemorino) e dal basso Vincenzo Bettoni (Dulcamara). Il poeta, giornalista, sceneggiatore e paroliere Diego Calcagno così lo recensì su «Film», il 21 marzo 1942: «Uno spettacolo divertente, arguto, rumorosissimo. La fantasia non ha portato che lievissime variazioni al libretto, sempre scintillante, come al tempo in cui mandava in visibilio i nostri avi. Mi sono accorto che i gusti dei miei avi erano molto simili ai miei».
Auditorium di Piazza della Libertà
ore 21

La favorita di Cesare Barlacchi
Italia, 1952, 88’, bn
Nella Castiglia del 1340 Fernando si innamora della giovane Leonora di Guzman, senza sapere che è la favorita del re, Alfonso XI. Ferdinando torna dalla guerra da eroe e, come ricompensa, si vede concedere dal re tutto ciò che desidera. Chiede quindi la mano di Leonora, ma mal gliene incoglie. Alfonso, perfidamente, acconsente alle nozze, salvo poi rivelargli – subito dopo – la verità sul suo rapporto con la donna. Fernando la prende malissimo: ripudia la moglie, restituisce tutte le onorificenze e si ritira in convento. Lì lo raggiunge Leonora, che riesce a riconciliarsi con lui poco prima di morire.
Il primo film da protagonista di Sofia Lazzaro [che di lì a poco assumerà il nome di Sophia Loren], porta la firma del regista Cesare Barlacchi, che ha adattato per lo schermo l’omonimo melodramma di Donizetti. In La favorita Sofia recita il ruolo di Leonora di Guzman, una nobildonna alla corte di re Alfonso di Castiglia che è anche la favorita del re. […] Naturalmente, la voce con cui canta non le appartiene. A prestargliela è la nota soprano Palmira Vitali Marini. Operazioni del genere erano del tutto legittime, perché nessun attore cinematografico era capace di cantare l’opera e pochissimi cantanti d’opera avevano un aspetto adatto al cinema. «La favorita», scrive Piero Virgintino sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno del 15 giugno 1953 «pur essendo condotta con intendimento piuttosto teatrale che cinematografico, tuttavia si presta a una rievocazione fastosa e spettacolare, suggerita dallo sfarzo della corte spagnola. La drammatica vicenda attinge nuove emozioni con l’ausilio delle immagini che meglio della scena teatrale permettono di seguire dappresso la vicenda, senza che le immortali melodie donizettiane abbiano a scapitarne. È uno spettacolo per gli appassionati del genere, abilmente diretto da Barlacchi e ben interpretato dal prestante Gino Sinimeghi e dalla bella Sofia Lazzaro».
(Stefano Masi, Enrico Lancia, Sophia Loren, Gremese Editore, Roma 1985)
Sala Musica Tremaglia (Teatro Donizetti)
ore 21

Il cavaliere del sogno di Camillo Mastrocinque
Italia, 1948, 85’, bn
Si narra di un episodio amoroso nella vita del celebre compositore d’opera Gaetano Donizetti, cioè il fortissimo legame affettivo con la principessa Luisa di Cerchiara. Il sogno nasce quando Luisa è damigella della regina presso la corte di Napoli, e giunge al suo compimento quando i due amanti si incontrano di nuovo in un albergo in Engadina. Poi si rivedono a Bergamo: Donizetti è rimasto vedovo da poco, ma Luisa è sposata con il principe Von Wallenburg, un feldmaresciallo austriaco. A complicare le cose, ci sono le conoscenze dello stesso Donizetti, che conta parecchi amici patrioti.
Uno dei pochissimi film dedicati alla figura di Gaetano Donizetti non poteva che essere girato nei luoghi in cui visse e abitò per lunga parte della sua vita. L’opera di Camillo Mastrocinque racconta un episodio romantico della vita del grande compositore, quando dopo la morte della moglie, intrattenne una presunta relazione con una donna sposata conosciuta negli anni trascorsi a Napoli. Il più classico dei melodrammi dell’epoca d’oro del Melodramma, con Amedeo Nazzari nei panni di Donizetti. Una delle prime volte in cui si vede Bergamo al cinema: la Città Alta in bianco e nero di Mastrocinque, appena ritoccata per sembrare quella di cent’anni prima, è già uno splendore.
(Lorenzo Rossi, Da Donizetti cavaliere del sogno a “Chiamami col tuo nome”: 10 film girati a Bergamo, www.ecodibergamo.it, 30 gennaio 2020)
La stessa patria – una patria che non uccide i suoi figli – si trova nel Cavaliere del sogno di Mastrocinque, nel quale il patriota Gaetano Donizetti, il grande musicista italiano, non vuol conoscere i nomi dei cospiratori antiaustriaci, gli basta sapere che sono italiani, come lui. È un’idea di patria che mette in primo piano la vita di tutti i suoi figli, tanto che Donizetti evita un attentato antiaustriaco per salvare la vita di una donna, che è italiana non solo perché è nata in Italia, ma anche perché ha in sé il senso della musica melodrammatica, un tratto distintivo della cultura popolare italiana.
(Giuseppe Gubitosi, Amedeo Nazzari, Il Mulino, Bologna 1998)
Sala Musica Tremaglia (Teatro Donizetti)
ore 21

Aida di Clemente Fracassi (omaggio ad Antonio Ghislanzoni)
Italia, 1953, 95’, col.
Radamès, giovane condottiero delle truppe egiziane nella guerra contro gli Etiopi, ama la bella schiava Aida, destando la gelosia di Amneris, figlia del Faraone. La vittoria della guerra arride agli egiziani. Radamès, accolto trionfalmente, scorge tra i prigionieri Amonasro, re degli Etiopi e padre di Aida, e ne ottiene la liberazione. Costretta dal padre, Aida induce Radames a svelare il segreto delle future mosse dell’esercito egiziano. Amneris lo scopre e ne informa Radamès, che si autoaccusa di tradimento. Condannato a essere murato vivo in una cella, al suo fianco trova Aida, che ha scelto di morire con lui.
Nel 1953, Clemente Fracassi diresse uno straordinario adattamento della formidabile opera Aida di Giuseppe Verdi, in cui trasformò il libretto in quattro atti di Antonio Ghislanzoni in un compatto gioiello cinematografico di un’ora e mezza. Sophia Loren, allora giovane attrice all’inizio della sua carriera, venne scelta per il ruolo principale e fu molto apprezzata per la sua interpretazione di Aida, una schiava etiope che spinge il comandante supremo egiziano a scegliere tra l’amore e la lealtà verso il suo paese. Il leggendario soprano Renata Tebaldi prestò la voce a Sophia Loren, e al sonoro del film parteciparono altri importanti cantanti lirici italiani. La scenografia, la coreografia, i costumi e la magnifica fotografia furono tutti trattati con il rispetto che meritava un’operazione del genere. Da notare anche, nel ruolo della figlia del faraone, l’attrice canadese Lois Maxwell, che dopo aver esordito in Scala al paradiso (1946) di Michael Powell ed Emeric Pressburger, e dopo varie parti fra Gran Bretagna, Hollywood e Italia, nove anni dopo Aida sarebbe diventata celebre nel ruolo di Miss Moneypenny, la fedelissima ed efficientissima segretaria di M. nei James Bond cinematografici.
Ingresso libero, senza prenotazione. La partecipazione alle proiezioni permette di poter usufruire di un coupon per l’ingresso ridotto alla Carrara: basterà consegnarlo alla cassa del museo per ottenere un biglietto Ridotto speciale a 10 €, anziché 15 €.
In collaborazione con: Fondazione Accademia Carrara, Fondazione Teatro Donizetti, Lab 80 film, Bibliomediateca Mario Gromo – Museo Nazionale del Cinema. Con il contributo di Mafarka Film.
Per Capitale Italiana della Cultura 2023, FIC – Federazione Italiana Cineforum è partner di AM!
In occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, l’Associazione Abbonamento Musei propone la tessera AM come strumento privilegiato per la partecipazione agli eventi del 2023, con particolare attenzione al pubblico residente e al pubblico di prossimità, obiettivo condiviso con FIC – Federazione Italiana Cineforum. AM sarà l’occasione per questo pubblico di accedere in maniera organica all’offerta culturale del 2023, integrando l’offerta museale con quella dello spettacolo dal vivo e degli eventi. AM diventa così un pass per conoscere e vivere gli eventi in programma.
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*La tessera consente l’ingresso libero ogni volta che lo si desidera, per 365 giorni dalla data di acquisto, ai siti culturali aderenti al progetto (musei, siti archeologici, ville, giardini e castelli, collezioni permanenti e temporanee, e alle mostre in essi allestite). Basta quindi presentare la tessera alla biglietteria del museo per ottenere il titolo di entrata gratuito.
